Donna Pancrazia

Oggi è il 227° anniversario della nascita di Alessandro Manzoni.
Non che io tenga uno schedario con tutte le date di nascita e morte dei maggiori rappresentanti della nostra cultura, ma stamattina la ricorrenza mi è stata ricordata da Google, che ormai per queste cose è diventato più preciso della prozia Ninuzza. "Pancrazia, ti sei ricordata del compleanno dello zio Filippo? Dell'onomastico della cugina Serafina? Dell'anniversario di nozze della portinaia? Dell'estinzione dei dinosauri? Dei 7000 anni dall'invenzione della ruota? O del primo uomo sulla Luna? No???"

Quindi, in onore del caro Sandrino, che tanta compagnia mi tenne durante i lunghi anni di scuola, ho deciso di raccontarvi un simpatico aneddoto risalente alla mia infanzia.
Ebbene sì, torniamo sul luogo del delitto. Torniamo ad affrontare i fatti e misfatti della mia, nonostante tutto, amata maestra Egle.
In quinta, per festeggiare la fine del ciclo scolastico, la maestra decise di organizzare un vero e proprio Colossal: "I promessi sposi" della 5b. Inizialmente, mossa dal fuoco sacro del teatro, pensò di fare un'ambiziosa rappresentazione su palcoscenico. Poi, resasi conto di non avere a disposizione Carmelo Bene e Paola Borboni ma piuttosto Luca Pistacchio e Angela Mirtilla, optò per uno spettacolo post futurista con diapositive e dialoghi registrati in sottofondo.

Il giorno precedente l'assegnazione dei ruoli, mentre i maschi erano impegnati in attività pregne di contenuto come "chi sputa più lontano", "chi rutta più forte" o "chi piscia più lungo", noi femmine sognavamo un futuro nello spettacolo, e litigavamo per decidere chi avrebbe interpretato chi.
La notte poi nessuna riuscì a prendere sonno per l'eccitazione e la preoccupazione dell'indomani.
Ed il giorno stesso la tensione si tagliava col coltello. Stefi ed io, in lizza per il ruolo di Agnese, ci sorridevamo infingarde ma in realtà avremmo voluto eliminarci vicendevolmente a cartellate. Annamaria e Jessica, vogliose di rivestire il ruolo della protagonista, ebbero uno stravaso di bile quando videro entrare in classe Cristina, con le trecce arrotolate e gli spilloni. Evocativa acconciatura opera della sua astuta ed ambiziosa madre.

La Maestra entrò e ci guardò tutti con un dolce sorriso ed un'aria più materna del solito. E noi, poveri innocenti, non comprendemmo subito cosa significava quello sguardo pieno di colpa.
Ella, pavida, decise di prenderla un poco alla lontana: "Bambini adorati, voi siete in 16, giusto?"
"Giusto"
"E le femminucce sono 10, giusto?"
"Giusto"
"Ma non ci sono abbastanza ruoli femminili per tutte"
"..."
"Quindi..."
"Quindi?"
"Quindi, le bambine con i capelli corti..."
"NOOOOOOOOO", urlammo terrorizzate Stefi, Francesca ed io, immediatamente consapevoli del futuro che ci attendeva.
Accidenti ai capelli ricci! Accidenti alle mamme pigre! Accidenti ai pregiudizi tricotici!

Ricordo ancora le calde lacrime versate da quella mollacciona di Stefania, mentre si aggirava per la classe con il suo mini saietto e la barba finta da Fra Cristoforo.
Ma ricordo anche che Franci ed io, con i cappelli piumati ed i baffoni da Innominato e Don Rodrigo, la prendemmo in maniera molto più dignitosa e professionale.
"E no, maestra, io Don Rodrigo lo faccio pure, però lei non la può tagliare la scena della morte. Io sono il cattivo! Io ESIGO il mio gran finale!", chiesi come una vera diva, sbatacchiando a destra e a manca il mio fioretto da moschettiere.

C'è poco da fare, io ho tanti difetti, ma fin da piccola mi si riconosce un grande spirito di adattamento e una spiccata vena artistica.
E il mio Don Rodrigo rimarrà nella storia dello spettacolo. Che intensità, che profondità, che baffoni!
Brava! Bis!

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