La nascita di una Dea

In un tempo lontano la magia si compì.
Ciò che era stato non fu più. E ciò che fu lasciò il mondo senza parole.

Non se ne conosce il giorno, l'ora o il minuto.
Tronchi d'albero affondavano da tempo nel fango più profondo, leggeri passi di uomini e animali attraversavano calli e campi, le case avevano imparato a seguire l'andamento della terra e dell'acqua.
Improvvisamente Lei smise di dormire, serena e inconsapevole. E si destò, cominciando ad essere.

Ma non scrollò le proprie spalle per far fuggire tutti, non si alzò in piedi per ergersi a dominatrice. Rimase sdraiata, tranquilla, tra acqua e terra, tra sassi e mare, tra cielo e radici. Gli occhi rivolti verso l'azzurro. Le narici a riempirsi dell'aria di mare. I capelli aggrovigliati come alghe a occupare la laguna.

Da quel momento Lei esiste. Respira, vede e sente. Nessun'altra è come lei. Nessun'altra fa parte del ciclo della natura come lei. Le acque si gonfiano e lei le accoglie. L'uomo lavora e lei lo sorregge. Frotte di invasori la calpestano e lei li sopporta, troppo superiore per provar fastidio.

Le altre sono semplici città. Lei è Venezia, una dea, un essere mitologico, una donna. Lei respira l'aria degli uomini ma potrebbe tranquillamente tornare a riassopirsi per sempre, sommersa dall'acqua della laguna.
Lei ci sarà. Sopravvissuta ai suoi padri, sopravvivrà ai suoi figli. Sopra o sotto le acque. Fra dieci come fra mille anni.

Le dee non muoiono mai.

Tutte le altre sono solo città. Lei no.

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