Pancrazia in Irpinia (Prima Parte)

All'inizio doveva essere un festival di musica folk. Poi divenne un week end in fattoria. Infine, la mia vacanza  si trasformò in 5 giorni da trascorrere facendo di tutto un po'.

Fu per questo motivo che la comare Gra', nelle ore che precedettero la partenza, si premunì di darmi precise indicazioni su cosa mi sarei dovuta portare.
"Un golfino e una sciarpa, che qua di sera fa sempre fresco."
"Un costume da bagno, così andiamo in piscina indossando delle meravigliose cuffie a fiori tipo Ester Williams"
"Un vestito retrò, per fare un giro su alcune auto d'epoca"
"Un paio di stivali da cowboy, in modo da camminare con disinvoltura in mezzo alla cacca di mucca"
"Un abito da cerimonia, un cappello stile Ascot, un freesby, un frustino da cavallerizza, due trenini elettrici, un'antica anfora romana, 2 kg di farina, una caciotta, una foca ammaestrata, un orso bruno, due coccodrilli, un orangotango, due piccoli serpenti, un'aquila reale, il gatto, il topo, l'elefante, non manca più nessuno, solo non si vedono i due liocorni"

Io, indecisa se presentarmi in terra campana con un TIR o un gruppo di sherpa, optai per un minibagaglio riempito fino alla soglia di deflagrazione con lo stretto indispensabile. E qualcosa di più.
Sì al golfino. No agli stivali. Sì al costume. No all'anfora. Sì all'abito "estate caprese negli anni '60". No ai coccodrilli.

Trascinato il mio monolitico trolley fino a una deserta e surreale Porta Susa, mi accasciai sul sedile del treno per rialzarmi solo 4 ore dopo.
"Roma Tiburtina. Siamo in arrivo alla stazione di Roma Tiburtina", disse il train manager.
"Con 20 minuti di ritardo", aggiunsi io, la train passenger.
Train passenger che perse quindi la coincidenza con la "corriera" e si ritrovò a dover trascorrere 4 ore a Roma.
A fine luglio.
Dalle 11 alle 15.
Temperatura: 35° gradi.
Umidità: 90%.
Possibilità di sopravvivenza: "cheDiomelamandibuona".

Continua...

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