Pancrazia in Irpinia (Prologo)

Delle volte si decide di prendere la propria vita e ribaltarla come un calzino. Dal dentro al fuori.
Così. Pop! Con un solo colpo.
Oppure. Sguisccc. Con una manovra più lunga ma altrettanto inevitabile.

Certe decisioni possono essere giuste o sbagliate. Sane o malate. Efficaci o deleterie. Ma sempre, sempre, sempre destabilizzanti.
Pochi mesi fa, nel bel mezzo di uno di questi momenti, nell'attimo preciso della perdita dell'equilibrio e dello slancio in avanti, decisi che avevo bisogno di piccoli progetti, utili programmi, segni sul calendario. Decisi che avevo bisogno di punti e virgole a cui aggrapparmi, date a cui tendere, appuntamenti da fissare in un mare di nuove opportunità. Un mare tanto grande. Troppo grande. Così grande da far quasi paura.

In bilico sulle punte dei piedi, zompettando felicemente terrorizzata tra scatoloni e futuro, decisi che sarei tornata ad Ariano Irpino. Luogo di leggerezza ed allegria l'estate scorsa. Nonché residenza di una delle mie storiche amiche berlinesi.

Gettai nei flutti il mio messaggio in bottiglia e attesi fiduciosa.
La risposta arrivò. Solerte. Pronta. Vivace. Solerte. Pronta. Accogliente.
Perché gli amici dell'Erasmus sono una razza speciale. Un dono. Una continua scoperta.
Perché ci si può allontanare e avvicinare. Ma l'elastico che tiene uniti è sempre saldo. E, invece di farsi più sottile e fragile col passare del tempo, ogni anno diventa più forte del precedente. Nonostante la vita che cambia e ci cambia. Nonostante le scelte diverse. Nonostante le puntate perse ed i silenzi. Nonostante.

A fine luglio, dunque, impacchettai mille cose in una valigia lilla. Chiusi la mia piccola nuova casa tra pennellate tenui e guizzi di sole. E, nel buio di una Torino ancora addormentata, partii.

Continua...

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